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Conto deposito: tipologie, rendimento, tassazione e tutele


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Il conto deposito è una specifica forma di deposito bancario, di norma appoggiato a un conto corrente intestato al medesimo titolare, il cosiddetto conto corrente d’appoggio.

Si tratta di un prodotto bancario di notevole diffusione che ha come obiettivo principale il risparmio e può quindi anche essere inserito in un portafoglio di investimenti che punta alla diversificazione.

La sua principale caratteristica è quella di offrire un tasso attivo di interesse che può essere più o meno elevato e la cui entità può variare tra istituto bancario e l’altro e che è per lo più legata all’andamento dei mercati finanziari e dell’inflazione. Si tratta quindi di un prodotto che consente una crescita del capitale depositato.

Le due principali tipologie: il conto libero e quello vincolato

Esistono due tipi principali di conto deposito: quello libero (altrimenti detto non vincolato) e quello vincolato.

Se il conto di deposito è libero, l’intestatario può effettuare versamenti e prelevamenti in qualsiasi momento, senza incorrere in penali o penalizzazioni relativamente al tasso di interesse.

Nel caso invece sia vincolato, le somme versate non possono essere movimentate prima di un determinato periodo di tempo specificato sul contratto, periodo che può andare da pochi mesi ad alcuni anni, dipende dalle specifiche proposte delle banche. Specifici esempi di conti vincolati a 4 e 6 mesi possono essere analizzati su https://www.credit-agricole.it/privati/investimenti/conto-deposito, dove è presente anche un simulatore che mostra quanto si può ottenere versando una determinata cifra.

Conto di deposito libero o vincolato: quale scegliere?

Cosa scegliere tra un conto di deposito libero e vincolato? Non esiste una risposta giusta a questa domanda; essenzialmente dipende dai propri obiettivi e dalle proprie necessità.

Il conto libero offre oggettivamente più flessibilità perché le somme possono essere sempre movimentate senza penalizzazioni sul tasso concordato.

Il conto vincolato è meno flessibile perché se si vuole prelevare quanto si è depositato prima della scadenza concordata (estinzione anticipata), si perderanno gli interessi attivi maturati fino a quel momento. D’altro canto, i conti vincolati, proprio per questa minore flessibilità, offrono di solito un tasso di interesse più elevato.

Conto deposito: la differenza con il conto corrente

Le principali differenze tra un conto deposito e un conto corrente sono i loro obiettivi e l’operatività.

Per quanto riguarda gli obiettivi, quello del conto deposito è, come già spiegato, il risparmio; grazie al tasso attivo, si avrà una crescita del capitale depositato.

L’obiettivo del conto corrente è invece la gestione delle transazioni finanziarie giornaliere, periodiche e sporadiche; tale gestione è facilitata anche alle carte di debito e credito che vi si possono associare.

Per quanto concerne l’operatività, il conto deposito prevede soltanto versamenti e prelievi, mentre il conto corrente è uno strumento che prevede un gran numero di operazioni: bonifici attivi e passivi, addebiti di vario tipo, domiciliazioni di utenze domestiche e di stipendio o pensione ecc.

Quanto rende un conto deposito?

Il rendimento di un conto deposito è legato al tasso di interesse attivo specificato sul contratto. Quello che questo tipo di prodotto offre è fisso: una volta stipulato il contratto, il tasso non subirà variazioni, a prescindere dall’andamento dei mercati dei tassi.

Ovviamente, più consistenti sono le somme versate e più alto è il tasso d’interesse, maggiori saranno gli interessi accreditati. Di solito l’accredito viene effettuato alla scadenza del contratto direttamente sul conto corrente d’appoggio.

Vale la pena ricordare che, salvo che non sia diversamente specificato, il tasso attivo indicato nei prospetti promozionali delle banche è quello lordo e sugli interessi maturati sarà applicata una ritenuta fiscale prevista per legge e che attualmente è del 26%. Quindi, se per esempio consideriamo un tasso lordo del 3%, il tasso netto sarà del 2,22%; se invece il tasso lordo fosse del 4%, il tasso netto ammonterebbe al 2,96%.

Si deve anche tenere presente che per i conti deposito è prevista un’imposta di bollo del 2‰ (2 per mille) ovvero lo 0,2%, sulla somma depositata; l’addebito è contestuale alla rendicontazione del conto. Nel caso delle persone fisiche non c’è un limite massimo per l’imposta di bollo, mentre se l’intestatario di un conto deposito è una persona giuridica, è previsto attualmente un limite massimo di 14.000 euro.

Nella maggior parte di casi, i conti deposito non prevedono altri oneri oltre a quelli citati: né spese di apertura, né di chiusura e nemmeno di rendicontazione se questa è virtuale e non cartacea.

Sono previste tutele per i conti deposito?

Prima di stipulare un contratto di conto deposito è consigliabile verificare che la banca scelta aderisca al sistema di garanzia Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) che assicura a ciascun depositante una copertura fino a 100.000 euro. Le banche operanti in Italia di solito aderiscono a questo sistema, ma è sempre opportuno fare un controllo.

Come spiegato sul sito web del FITD, “i tempi di rimborso sono fissati in 7 giorni lavorativi a decorrere dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento che dichiara l’indisponibilità dei depositi o del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa della banca”.

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