Il mondo ormai si divide in chi ha i tatuaggi e chi no, un po’ come l’annuale sfida di calcetto, che Fantozzi raccontava nei suoi film, fra scapoli e ammogliati. Il tatuaggio è diventato l’espressione di noi stessi su pelle, dei sogni, delle debolezze e dei ricordi più cari che vogliamo per sempre portarci dietro.
È un mondo affascinante, che continua ad ispirare fiducia nella professione dei tatuatori e che riesce ancora oggi a trasmettere emozioni a chi guarda un tatuaggio. Questa, infatti, è una delle particolarità che avvolgono questo settore in un’aura quasi magica.
Quando guardiamo un’opera in un museo o vediamo per strada un’artista che crea un’opera, ci soffermiamo a guardare affascinati quale sarà la sua prossima mossa, che cosa userà, se ciò che sta disegnando è una caricatura verosimile della persona che le siede davanti.
Tutto ciò crea un processo che nei tatuaggi porta a un’espressione artistica su pelle, che è un supporto totalmente diverso da qualsiasi altro. Vuoi per la difficoltà di non poter cancellare, vuoi per l’avere una tela vivente: anche il cliente gioca un ruolo fondamentale, in quanto deve ricevere un tatuaggio e rimanere immobile, seduto o sdraiato per più ore – spesso anche una giornata intera.
Francesco Parretti tatua da più di 10 anni, ma ha dato vita al suo sogno con lo studio di tatuaggi Midori Ink (a Scandicci, nei pressi di Firenze) l’8 febbraio 2020, poco prima del Covid19. Ha aperto lo studio per accogliere una propria clientela, con cui confrontarsi per realizzare desideri e progetti.
È portatore di una storia decisamente particolare: dopo aver conseguito la Laurea Triennale in Ingegneria Elettronica presso l’Università di Firenze, ha poi scelto di ottenere la qualifica di Tatuatore con attestato rilasciato dalla Regione Toscana. Proprio per questo motivo, all’inizio il suo soprannome era “Ing”, da “Ingegnere”.
Dopo aver preso l’attestato, per circa un anno ha lavorato presso un’azienda in cui doveva costruire e realizzare macchinette per tatuaggi. Quest’esperienza, formativa e appassionante, gli ha fatto capire che i tatuaggi, oltre ad essere un’espressione artistica su pelle, derivano anche da una conoscenza profonda dei mezzi che si usano per realizzarli. Conoscerli e capirli aiuta senz’altro a trovare una strada corretta per perseguire ciò che si vuole riportare su pelle.
“Io ho giocato molto a Tennis e c’è una frase che mi è rimasta impressa: ‘la racchetta è l’estensione del braccio’ e nei tatuaggi vale lo stesso principio: la macchinetta è l’estensione della mano, niente più”.
La sua famiglia, in particolare i suoi genitori, ha giocato un ruolo fondamentale, appoggiandolo in questa scelta e non facendogli mai mancare niente: “Li ringrazio per questo perché a 23 anni scelte del genere sono importanti e, ogni giorno che passa, hai la responsabilità di onorare la scelta fatta. Oggi ho 34 anni e sono felice di me, di averci provato e di aver cambiato e aver rischiato per diventare la persona che avevo sognato di essere”.
Ma sapeva già di saper disegnare? Si tratta di un dono? A questa domanda risponde che i doni possono capitare, certo, un po’ come vincere un gratta e vinci. Per vincere, però, bisogna giocare e lui lo ha fatto.
Ha lavorato duro, frequentato anche un’accademia privata in cui era l’unico italiano: Firenze è la Culla del Rinascimento, il luogo in cui imparare l’Arte del Disegno. Ricorda che lì si è confrontato con discipline davvero difficili, come il Disegno dal Vero dei nudi dei modelli: le classi erano tutti i mercoledì pomeriggio e ricorda molto bene che la sensazione di impotenza nel non saper ritrarre ciò che aveva davanti gli ha dato la forza di superare molte altre difficoltà.
Crescendo artisticamente, Francesco ha capito quali sono gli stili del tatuaggio che più lo rappresentano: lo stile Giapponese Tradizionale e lo stile Realistico in Bianco e Nero. Due stili contrapposti, che incarnano pienamente il suo essere un Tatuatore-Ingegnere.
Il Tatuaggio Giapponese è un tatuaggio ordinato, fatto di regole e di precise forme geometriche; basti pensare alla squame di un Drago, che sono tutte ripetitive e delle stesse dimensioni; mentre nel Tatuaggio Realistico c’è una libertà interpretativa maggiore, in cui si può scegliere come giocare con i vari elementi della composizione, sia a livello di intensità di colore, sia di transizione da un’immagine all’altra.
Lo stile Giapponese Tradizionale è fatto da colori brillanti e contrasti vivaci, dove si va a rappresentare un soggetto come un Drago, un Samurai, una Tigre, includendolo in una composizione dove lo sfondo può essere di Terra, come delle pietre, o di Acqua, come con le Onde Giapponesi, o di Aria come le nuvole. A questo si usa spesso abbinare un fiore che si ripete per tutto il disegno, che può essere primaverile – come la Peonia o il Fiore di Ciliegio – oppure Autunnale come la Foglia d’Acero o il Crisantemo.
Questi sono alcuni esempi di composizione di Tatuaggio Giapponese che fanno capire come anche il solito soggetto può essere interpretato in ambienti e in stagioni diverse.
Lo stile Realistico parte da una base fotografica di immagini, che poi vengono rielaborate per creare quella che sarà la composizione finale del tatuaggio. Questo stile, ormai molto popolare, è stato importato da Oltreoceano negli ultimi anni grazie allo stile Chicano per i ritratti dei Volti de La Muerte e anche per i ritratti dei nostri amici a 4 zampe; inoltre, fa sì che la composizione prenda vita e il soggetto e lo sfondo si fondano insieme. Si adottano fino a 6 diluizioni di toni di inchiostro nero per rendere la vasta gamma cromatica su pelle di quella che è la foto e ci vogliano molti anni per padroneggiare questa tecnica e ottenere un risultato che su pelle sia pari alla perfezione.
Da Draghi, Samurai, Tigri e suggestive Onde Giapponesi, a soggetti e ritratti accuratamente dettagliati e sospesi nel tempo: la sua è un’arte capace di spaziare, esplorare e reinventarsi, navigando sapientemente tra le correnti di quella complessità che le persone gli lasciano in custodia, vedendola trasformarsi in molto altro.
A cura di Giusy M.L. Spampinato