I Marinati di Comacchio e la lavorazione del pescato secondo tradizione

Il Comune di Comacchio, famoso per le sue valli e la tradizione della lavorazione dell’anguilla, sta affrontando serie difficoltà ambientali e demografiche. L’anguilla, simbolo della zona, è minacciata da inquinamento, distruzione dell’habitat, dighe e pesca illegale. Questi problemi, uniti al problema dello spopolamento e dell’invecchiamento della popolazione, mettono a rischio le tradizioni locali e l’identità comunitaria.

Per rispondere a queste sfide, la Cooperativa Sociale Work and Services, sotto la guida di Alessandro Menegatti, gestisce la storica Manifattura dei Marinati e ha creato un eco-museo per preservare e valorizzare la tradizione della lavorazione delle anguille. L’obiettivo è trasformare la Manifattura in un punto di riferimento vitale per la comunità, coinvolgendo gli stakeholder locali in un processo partecipativo per sviluppare nuove iniziative e rafforzare l’identità del territorio.

“I Marinati di Comacchio” sono noti per la loro produzione di specialità gastronomiche, tra cui i marinati di anguilla e altri pesci tipici, preparati seguendo antiche ricette artigianali, e disponibili in negozi specializzati ed online.

I marinati di anguilla sono preparati secondo metodi artigianali, con ingredienti e tecniche che rispettano le tradizioni; l’anguilla viene marinata in una miscela di aceto, zucchero e spezie, e poi cotta lentamente, risultando in un prodotto dal sapore unico e delicato.

Per coinvolgere la comunità e raccogliere idee e testimonianze, vengono organizzati eventi come la “Festa dei pesci marinati” e “Delta DiVino“. Durante questi eventi, si svolgono incontri e sessioni di brainstorming e viene allestito un Hub dove i residenti possono contribuire con testimonianze storiche e manufatti culturali, arricchendo l’eco-museo e celebrando l’identità e la cultura comacchiese.

La cucina è cultura e tradizione, e i sapori de I Marinati di Comacchio continuano a riflettere la bellezza del territorio italiano.

A cura di Federica Ragnini