Dalle spiagge del litorale adriatico a quelle della costa tirrenica, dalle isole fino alle località di montagna, il caro-prezzi sta trasformando le vacanze in un lusso sempre più difficile da permettersi. Sono 6,5 milioni, infatti, gli italiani che quest’anno non andranno in vacanza e, fra loro, ben 3,7 milioni hanno dichiarato che il motivo della rinuncia è di natura economica.
Il dato arriva dall’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Bilendi. Tra chi non parte, il 56% ha ammesso di non poterselo permettere per ragioni economiche. Percentuale che arriva al 64% tra i rispondenti di età compresa tra i 25 e i 34 anni e tra gli over 65, mentre a livello territoriale arriva dirittura al 66% tra i residenti al Sud e nelle Isole.
Tra coloro che non partiranno per ragioni economiche, il 47% ha dichiarato di essere in difficoltà a causa dell’aumento generale del costo della vita, percentuale che sale al 71% tra gli over 60 e del 33%, di chi resterà a casa per ragioni economiche, ha detto che non partirà a causa del rincaro dei prezzi legati alla vacanza stessa.
Il rincaro dei prezzi si manifesta in molti aspetti delle vacanze estive. Gli stabilimenti balneari, ad esempio, hanno aumentato i costi di affitto degli ombrelloni e delle sdraio, con prezzi che, in alcuni casi, sono saliti del 20-30% rispetto all’anno scorso. Anche i servizi di ristorazione hanno subito aumenti significativi: un pranzo in spiaggia può facilmente superare i 30 euro a persona, mentre una cena può arrivare a costare il doppio.
Gli alloggi non sono da meno. Alberghi, bed & breakfast e case vacanza hanno registrato un incremento dei prezzi che va dal 15% al 25%, rendendo difficile trovare sistemazioni a prezzi accessibili. Molti turisti hanno optato per prenotazioni last minute sperando in offerte migliori, ma spesso senza successo.
Ma quali sono le cause dei rincari?
Le ragioni di questi aumenti sono molteplici. In primo luogo, l’inflazione ha colpito duramente l’economia globale, con effetti tangibili anche sul settore turistico.
Il costo delle materie prime, dell’energia e dei trasporti è aumentato, influenzando direttamente i prezzi al consumo. Inoltre, la ripresa post-pandemica ha portato a un aumento della domanda di vacanze, che non è stata accompagnata da un’adeguata offerta, causando un aumento dei prezzi.
Un altro fattore significativo è l’aumento dei costi del personale. Gli operatori turistici, per attrarre lavoratori stagionali, hanno dovuto aumentare i salari, trasferendo poi questi costi aggiuntivi sui clienti finali. Anche le nuove normative ambientali e sanitarie, che richiedono investimenti per adeguamenti strutturali e servizi aggiuntivi, hanno contribuito al rincaro generale.
Tutto ciò si traduce nell’impossibilità, di almeno un 30% delle famiglie italiane, di non potersi permettere una vacanza e questo dato coinvolge, purtroppo, principalmente le città del sud, famiglie monoreddito, a basso reddito e con figli a carico, infatti quasi l’84% dei comuni a basso reddito e con alta incidenza di famiglie monoreddito e con figli a carico si trova nel mezzogiorno.
Prospettive future
Se la tendenza dei prezzi in aumento continuerà, le vacanze estive potrebbero diventare un lusso per sempre meno persone. Gli operatori turistici dovranno trovare un equilibrio tra l’aumento dei costi e la necessità di mantenere attrattiva l’offerta per un pubblico ampio. Sarà fondamentale anche l’intervento delle istituzioni per monitorare i prezzi e sostenere il settore turistico, garantendo al contempo la possibilità per tutti di godere di un meritato riposo.
A cura di Daniela Liguori
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