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Arte e AI: ci può essere ancora arte autentica nell’era dei chatbot?


Arte e AI: ci può essere ancora arte autentica nell’era dei chatbot? Immagine

Nel mondo dell’arte è sorta la controversia sull’intelligenza artificiale e sui processi generativi. La questione è se un algoritmo di AI possa considerarsi un’artista e se i programmi testo – immagine siano in grado di produrre risultati artistici.

La diffusione dei programmi di AI generativa applicati all’arte, come per esempio Midjourney, StableDiffusion, NightCafé, ha suscitato accesi dibattiti sulla rilevanza estetica e culturale delle immagini prodotte, sollevando la domanda se si tratti di opere d’arte. Ma questi interrogativi banalizzano in primis l’arte, considerata come semplice produzione di immagini bidimensionali, come un quadro; ma banalizzano anche l’intelligenza artificiale, come se fosse una sorta di agile pennello a disposizione di chiunque voglia imbrattare una tela digitale.

In realtà l’arte è qualcosa di molto più complesso e l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo dell’immagine è molto più articolato. Il rapporto fra arte e intelligenza artificiale non è una novità, ma è esploso presso i media generalisti e il grande pubblico nel corso del 2022 grazie ai programmi testo – immagine, semplici e intuitivi.

Le piattaforme di AI generativa testo – immagine introducono nel campo delle arti visive figure che prima ne erano estranee, cambiando il profilo professionale dell’artista. L’impatto dell’intelligenza artificiale sull’arte va inteso in senso più ampio, in quanto coinvolge non solo il comparto elitario dell’arte contemporanea, ma impatta nel ben più vasto mercato delle arti visive, e quindi gli autori della grafica digitale, degli effetti speciali, della video art, della realtà virtuale, delle installazioni immersive, delle applicazioni interattive.

Da una parte, l’intelligenza artificiale è da tempo utilizzata da alcuni artisti contemporanei per sperimentazioni concettuali, dall’altra amplia il perimetro delle arti visive, in quanto ne possono far uso non solo gli operatori dell’industria creativa, ma anche altre figure finora esterne alla disciplina della creazione di immagini. Il risultato finale è spesso sorprendente, complesso e originale, anche se riconoscibile come artificiale. La facilità nella produzione rischia di creare velocemente un fenomeno di svalutazione con la quale gli artisti dovranno misurarsi ed essere distintivi.

Da giorni impazza la polemica sul filtro che consente di creare tramite AI immagini nello stile di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli tramite ChatGPT, il più popolare chatbot disponibile in rete. Secondo molti fan, la “ghiblificazione” rappresenta un insulto al lavoro del maestro dell’animazione giapponese, che si era già espresso duramente nei confronti dell’intelligenza artificiale. Il rilascio del nuovo modello AI generativo di ChatGpt specifico per le immagini ha sollevato non poche preoccupazioni circa la violazione del copyright delle opere utilizzate per la sua formazione.

La popolarità delle immagini “alla Miyazaki” generate tramite ChatGPT ha fatto emergere, sia sui giornali che tra gli utenti dei social media, diverse questioni problematiche. La più discussa riguarda il fatto che i sistemi di intelligenza artificiale necessari per creare automaticamente immagini di questo tipo sono “addestrati” utilizzando un’enorme quantità di immagini realizzate da professionisti e protette dal diritto d’autore. Indipendentemente da ciò e da quanto gli utenti finali di questi strumenti ne siano consapevoli, la diffusione di immagini che imitano l’animazione dello Studio Ghibli in modo grottesco è stata disprezzata da molte persone che lo giudicano un atto di profonda svalutazione del lavoro dello studio.

A parte i problemi relativi alla questione del diritto d’autore, i tentativi più seri di promuovere ChatGPT, o altri strumenti equivalenti, mostrando al pubblico la possibilità di disegnare istantaneamente qualcosa come lo disegnerebbe lo Studio Ghibli, rafforzano l’idea che la qualità artistica di un’opera dipenda da una perfetta somiglianza rispetto a un originale prodotto umano già esistente che consideriamo arte. Ma la maggior parte di ciò che definiamo arte, dalla musica al cinema alla letteratura, non è fatta in questo modo, e il suo essere il risultato di singolari pratiche umane nel tempo non è una proprietà trascurabile.

A cura di Ernesto Meoli

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