Evasione fiscale: la stretta dell’Italia sugli influencer


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LA GUARDIA DI FINANZA E L’AGENZIA DELLE ENTRATE HANNO DECISO DI UNIRE LE FORZE PER LANCIARE UN ATTACCO COORDINATO CONTRO L’EVASIONE FISCALE TRA GLI INFLUENCER, I CREATORI DI CONTENUTI DIGITALI E I BLOGGER

Quando sentiamo parlare di evasione fiscale, sappiamo tutti e perfettamente che si tratta di un problema presente ormai da decenni e che sembra non trovare mai una soluzione definitiva.

Con “evasione fiscale”, si intendono i comportamenti, attivi od omissivi, volti a non pagare, o a pagare meno, i tributi, violando le norme di legge. Un classico esempio di evasione fiscale è la mancata emissione dello scontrino fiscale. È importante capire la dimensione del problema, conoscendone gli esponenti migliori e peggiori, e soprattutto approfondendo l’impatto dell’evasione fiscale sulla crescita del nostro paese.

L’evasione fiscale si può analizzare sotto vari punti di vista: in base alla professione svolta, in base ai settori di attività, in base alla localizzazione geografica ma anche nelle motivazioni che spingono all’evasione.

Ragionando in base alla professione svolta, ci sono imposte più o meno semplici da evadere: ad esempio, i lavoratori dipendenti fanno molta fatica ad evadere l’Irpef, essendo versata dal loro datore di lavoro. Questi ultimi, invece, sono tra i soggetti maggiormente evasori di Iva, visto che proprio loro devono versarla.

Per quanto riguarda i settori di attività, ve ne sono alcuni che evadono più di altri e, tra questi, vi sono il commercio, la ristorazione, i trasporti. Considerando, invece, la localizzazione geografica, il gettito evaso è maggiore nelle regioni del Nord, in quanto queste dispongono di un reddito maggiore e di una conseguente base imponibile più alta.

Tuttavia, il grado di evasione, ovvero quanto si evade rispetto a quanto dovuto, è maggiore al Sud, quindi con una profonda eterogeneità regionale sul suolo italiano. In merito alle motivazioni che spingono all’evasione, spicca la dimensione sociale della stessa; una gran parte delle attitudini evasive sono motivate dalla mancanza di reciprocità negli obblighi fiscali: “pago se pagano gli altri”.

Tutti i governi che si sono succeduti alla guida dell’Italia hanno affrontato la questione della mancata riscossione dei tributi, inasprendo le pene per gli evasori o abbassando alcune tasse per incentivare i cittadini a regolarizzare i pagamenti.

Il problema del contrasto all’evasione fiscale italiana è sempre stato politico, ma l’evoluzione tecnologica consente oggi il controllo puntuale del comportamento dei singoli contribuenti.

Fino a poco fa si pensava che l’evasione fiscale riguardasse soltanto alcune categorie di attività, di cui alcune citate prima; invece, c’è una novità. I finanzieri e i funzionari dell’Agenzia delle Entrate hanno deciso di unirsi per garantire il rispetto delle regole fiscali da parte di influencer, blogger e creator che producono redditi pubblicando contenuti in rete. Potranno, ad esempio, essere approfondite le posizioni caratterizzate da una forte sproporzione tra i redditi dichiarati, il numero di iscritti o di visualizzazioni sui propri canali web e la disponibilità di beni.

Sulla base dei risultati delle analisi preliminari è stato avviato un piano di azione congiunto, tramite attività ispettive da realizzarsi nei confronti dei soggetti individuati, che potranno prevedere, a seconda dei casi, l’esecuzione di accessi, ispezioni e verifiche, l’acquisizione di documentazione, nonché lo sviluppo di indagini finanziarie. Oltre agli aspetti prettamente fiscali, la Guardia di Finanza potrà, inoltre, verificare il rispetto degli obblighi sul trattamento dei dati personali, in materia di diritto d’autore, tutela dei marchi e divieto di pubblicità occulta.

Tra i nomi dei soggetti coinvolti ci sono anche l’imprenditore Gianluca Vacchi e il content creator Luis Sal

A Vacchi, secondo le ricostruzioni, la Finanza ha contestato una cifra vicina ai sette milioni di euro. Attraverso il legale che lo tutela, in una nota spiega che rispetto alla verifica relativa all’attività professionale artistica, la maggior imposta accertata dai verificatori ammonta a circa seimila euro e si riferisce non già a proventi occultati bensì a costi dei quali è stata contestata la piena deducibilità. A Luis Sal, a cui vengono riconosciuti i redditi di una società a lui ritenuta riconducibile e che per i finanzieri avrebbe fatto da filtro, la richiesta è sui due milioni di euro. Lui ha replicato sostenendo di non essere un evasore, di aver sempre dichiarato tutto, pagato tutte le tasse etc.

Gli influencer coinvolti si sono dimostrati ampiamente collaborativi, aderendo prontamente ai rilievi mossi e versando all’Erario gli importi dovuti; solo in qualche caso, si sono riservati di effettuare approfondimenti ulteriori, prima di proseguire la procedura avanti agli uffici finanziari.

Chi guadagna sui social network attraverso la pubblicità di prodotti commerciali, spesso si dimentica che quelle entrate vanno dichiarate al fisco. Anche se i bonifici provengono dall’estero, è previsto che vengano tassati in Italia i redditi ovunque prodotti da parte dei contribuenti fiscalmente residenti nel nostro Paese.

Inquadrare gli influencer, i blogger, etc. entro specifiche regole e riconoscere giuridicamente la professione permetterebbe di rendere controllabili tutte quelle operazioni che ora sfuggono al fisco.

A cura di Ernesto Meoli

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