Quanto vale l’industria del calcio in Italia? I numeri


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Ci sono poche cose in Italia che smuovono gli animi e le passioni di tutta la popolazione. E una di queste è il calcio.

Seguito con passione da milioni di persone che affrontano lunghe trasferte per seguire la propria squadra del cuore, assistono alle gare dei loro beniamini in ogni condizione, sotto la pioggia o con il sole battente, sia che vinca, sia che perda. Ma ci sono altri aspetti meno nobili rispetto alla passione e alla cosiddetta fede calcistica che contraddistinguono questo sport. Il primo tra tutti è chiaramente l’aspetto economico.

Il calcio, infatti, è lo sport che muove più denaro nel nostro Paese, con un giro d’affari gigantesco dovuto ad una serie di elementi come i diritti tv, le sponsorizzazioni, lo sbigliettamento delle gare di campionato e di coppa, la compravendita dei calciatori, il merchandising e ovviamente, elemento esterno ai bilanci dei club, il giro d’affari relativo al mondo delle scommesse. Le cifre sono rilevanti anche per il mondo del betting: il giro delle quote sullo Scudetto e sulle singole partite di Serie A e su tutte le altre manifestazioni nazionali e internazionali vale circa 10 miliardi di euro. Da questo primo dato capiamo che le cifre sono monstre ed è un mercato che fa gola a tanti imprenditori.

I diritti tv in Italia

Tra i fattori più importanti nel computo delle cifre attorno al calcio in Italia ci sono i soldi derivanti dalla vendita dei diritti tv. Nel nostro Paese, in particolar modo per la Serie A e la Serie B, si contendono la trasmissione delle partite i due colossi di Dazn e Sky. Se prendiamo il caso dell’ultima trattativa dei diritti di trasmissione, relativa al quinquennio 2024-2029, vediamo che le due aziende di broadcasting hanno offerto una cifra che si aggira ai 900 milioni annui. Con questo accordo Dazn trasmetterà tutte le 10 partite di ogni giornata di campionato, mentre Sky 3 in co-esclusiva. Ecco allora che nei prossimi cinque anni i club della Massima Serie italiana potranno dividersi un pacchetto di 4,5 miliardi.

Il giro d’affari del calcio italiano

Naturalmente ci sono anche altri elementi che concorrono a produrre ricchezza in questo sport. L’elenco è lungo e si tratta dei ricavi dal botteghino, gli sponsor, i finanziamenti pubblici, la compravendita dei giocatori, il merchandising dei prodotti commerciali delle squadre, altri diritti di immagine, e tanto altro.

Un sistema economico che alla fine dei conti, considerando tutte le leghe da quelle professionistiche alle serie minori, l’indotto collaterale e i giri d’affari diretti e indiretti, ha prodotto circa 78 miliardi di euro di ricavi nel 2022. Una cifra che corrisponde a circa il 3% dell’intero PIL italiano e coinvolge circa 112.000 posti di lavoro. Inoltre bisogna considerare anche l’impatto fiscale e previdenziale nei confronti dello Stato, che genera circa 1,2 miliardi di euro. Altro discorso non meno importante, ma anzi è quello che probabilmente si mette tra le prime e più grosse voci dei bilanci stilati dai club a fine anno, è quello relativo alle plusvalenze dei giocatori. Giocatori comprati a una cifra e rivalutati che nel periodo compreso tra il 2012 e il 2019 hanno fruttato alle squadre di Serie A 3,76 miliardi di euro.

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