Verso una nuova cultura della sessualità e dell’inclusione sociale: voce alla Dott. Margherita Mioni


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Margherita Mioni è una psicologa che lavora con individui e gruppi nell’ambito del benessere sessuale e con aziende per attività di consulenza e formazione in ambito diversity, equity and inclusion (DEI)

Con un approccio biopsicosociale (evoluzione del modello biomedico che si basa nel mettere al centro la persona nel contesto biopsico-sociale), aiuta le persone a scoprire la propria sessualità come frutto dell’intersezione tra lo stato di salute fisico, vissuti personali, fattori culturali e sociali.

Sostiene fermamente che ogni persona, indipendentemente dal suo orientamento sessuale, identità di genere, età, livello di abilità e background culturale, abbia il potenziale di vivere la miglior vita sessuale possibile.

L’esistenza umana è impregnata di sessualità, ma viene considerata ancora come un tabù

L’educazione sessuale che riceviamo è spesso impregnata di vergogna e pudore, venendo poco discussa in termini di emozioni, immagine corporea e piacere.
La mancanza di consapevolezza ed educazione su queste tematiche ha un impatto ancora più significativo su persone marginalizzate, come ad esempio persone con disabilità intellettiva.

Nell’immaginario collettivo si pensa erroneamente che le persone con disabilità intellettiva non abbiano bisogno o diritto ad avere una vita sessuale

Ignorare tali bisogni può portare a frustrazione, isolamento e maggiore vulnerabilità a situazioni di abuso: l’educazione sessuale mirata a questo gruppo dovrebbe includere informazioni su comunicazione, consenso, relazioni sane, sul rapporto con il proprio corpo, consapevolezza emotiva e prendersi cura di sé.

La formazione DEI si riferisce proprio alla promozione di un ambiente lavorativo che accolga e valorizzi le differenze individuali, offrendo pari opportunità a tutti i dipendenti. Le aziende che abbracciano la DEI sono infatti in grado di generare innovazione e costruire un’organizzazione solida e resiliente nel lungo termine.

“Quanto è ancora scarsa la conoscenza della sessualità legata alla disabilità nel nostro Paese e cosa si può fare affinché questo argomento non sia più un tabù?”

“In Italia, la conoscenza sulla sessualità legata alla disabilità è ancora debole. Questa mancanza di conoscenza e consapevolezza ha portato a un tabù intorno all’argomento, creando un ambiente in cui le persone con disabilità sono spesso ignorate o trattate come asessuali.
Ci sono diversi fattori che contribuiscono a questa scarsa conoscenza. Uno di essi e l’assenza di un’educazione sessuale inclusiva nelle scuole e nelle istituzioni. Spesso, la sessualità delle persone con disabilità viene ignorata o considerata come inappropriata. Questo crea un vuoto di informazioni e una mancanza di consapevolezza su come affrontarla in modo sano e sicuro.

Inoltre – sottolinea Margherita – esiste una mancanza di risorse e supporto per le persone con disabilità che desiderano esplorare la loro sessualità. Le strutture sanitarie e i servizi di consulenza spesso non sono adeguatamente attrezzati per affrontare le loro specifiche esigenze. Per colmare questo vuoto e necessario agire su diversi fronti. Innanzitutto, è fondamentale promuovere un’educazione sessuale inclusiva, fornendo informazioni adeguate e sensibilizzando le persone sulla diversità con cui ogni persona vive la propria sessualità.

In secondo luogo, è importante formare i professionisti del settore sanitario e sociale per garantire che siano in grado di fornire un supporto adeguato alle persone con disabilità, che hanno domande o bisogni relativi alla sessualità. Inoltre, è necessario promuovere una cultura di apertura e accettazione in cui la sessualità possa essere raccontata, discussa e condivisa, abbattendo così pregiudizi e paure sull’argomento.”

A cura di Claudia Fanelli

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